giovedì 29 maggio 2014

THE RED QUEEN - 4



…Un cenno della mano della Maestra della Casa riportò l’ordine in quel nugolo scomposto e frusciante.

Si disposero in fila, una teoria di donne, ieratiche, ognuna recante in mano un oggetto coperto da un panno di lucido tessuto cangiante con lunghe frange che dondolavano riflettendo la luce.
Lady Muireann scivolò rapida fuori del letto tenendo il pugnale saldo tra le mani. Le piaceva sentire il metallo che si scaldava a contatto col suo tocco, che diventava vivo … e la superficie levigata degli smeraldi che ne arricchivano l’impugnatura.
Si fermò accanto alla donna e la guardò quasi ad interrogarla. L’ alta figura vestita di verde sorrise e diede ordine di avvicinarsi a quella strana processione.
Una ad una le donne, dalla più giovane alla più anziana, si avvicinarono e cominciarono a svelare gli oggetti.
Dove la forma nascosta era più morbida si indovinava un panno, o un tessuto. E dove assumeva strane forme irregolari poteva essere nascosto uno scrigno, un libro, un gioiello o chissà quale pazzesca cosa proveniente da quel mondo irreale.
Questi erano in pensieri che si sovrapponevano nella mente di Muireann che guardava impaziente come quando nel “ Recinto”, bambina, le veniva recato un dono periodico della sua misteriosissima Madre.
La giovanissima donna che si inchinò a lei per prima sollevò delicatamente la stoffa preziose che copriva ciò che recava : ai suoi occhi apparve un tessuto ricamato di fili d’argento. Il tempo di avvicinare la mano per saggiarne la consistenza e la giovanetta dagli occhi d’oro, con un sorriso allegro, lo svolse mostrandole fiera un abito di aspetto regale che subito dopo depose con cura sulle lenzuola che Muireann aveva arrotolato di fretta mentre scendeva completamente nuda dal letto.
In quel momento si accorse di non indossare nulla, e per istinto prese l’abito e lo indossò.
La Maestra della Casa fece un cenno di approvazione con il capo mentre con la mano invitava l’altra fanciulla ad avvicinarsi.
La giovane si fermò a due passi da loro e fu la Maestra ad alzare il panno che copriva il secondo oggetto e ad aprirlo con un gesto deciso davanti a Muireann, ruotando su se stessa per poi mostrarlo a tutte. 
Era un mantello rosso, pesante, con una grande balza ricamata. Muireann notò che il ricamo era incompleto…ma fu distratta dal mormorio di approvazione delle donne …Poi la Maestra parlò : “ Muireann, figlia della Madre, sei qui perché questo è stato deciso. Ma non rimarrai tra noi a lungo. Il tempo di una Generazione. Per allora avrai dovuto imparare tutto. Vieni.” E le poggiò il mantello sopra le spalle.
Muireann sorpresa dal sentir pronunciare parole nella sua lingua da quella voce acuta e soave al tempo stesso, dimenticò le curiosità, gli altri oggetti ancora velati, le domande che voleva rivolgerle e si apprestò a seguirla mentre la Maestra, sfiorando il pavimento, era già sulla soglia della grande vetrata che attraverso un arco decorato con scene di caccia conduceva in uno spazio aperto.
Le chiese : “ Parli la mia lingua…come è possibile?”
La Maestra rispose : “ Qui tutto è possibile. Quando sarai andata via, l’avrò dimenticata. Seguimi.”
Muireann mosse un passo e osservò : “ Non ho scarpe…”
“ Ancora non sei pronta per averne” le disse sorridendo la Maestra “ ci sarà il giorno in cui ne avrai per percorrere grandi distanze”.
Fece cenno alla Decana della Casa di far ritirare le donne con i doni sussurrandole qualcosa nel loro idioma. La Decana esitò e provò a parlare, ma la Maestra rimase in silenzio. Poi si incamminò senza più voltarsi e Muireann, ipnotizzata quasi, la seguì.

Le donne in un silenzio assoluto, contraltare del gioioso brusio di poco prima, si ritirarono come svanendo nella nebbia.
Il sentiero che conduceva all’aperto era bordato di siepi altissime, un genere di pianta che non aveva mai visto, ma i fiori bianchi erano meravigliose stelle ricamate d’oro e profumavano…profumavano..Distratta dalla contemplazione delle siepi, Muireann non si accorse che la donna non c’era più.
Senza timore continuò ad andare avanti, si sentiva in Pace. E poco dopo, girato l’angolo di una delle siepi più alte, sagomata come un unicorno rampante, le apparve un laghetto artificiale attorno al quale giocavano quattro bambini con lungi capelli neri screziati di verde…gli stessi capelli della Maestra.
La sentirono avvicinarsi senza nemmeno voltarsi, attesero che arrivasse sul bordo del laghetto poi la fissarono seri con piccoli e profondi occhi neri come una notte senza stelle.” Ho interrotto il loro gioco”, pensò Muireann.
“ Non stiamo giocando”, disse il più piccolo senza alzare lo sguardo dalla rotta del suo piccolo naviglio.
Muireann tacque sconcertata. “ Ti vedo i pensieri. Leggo le tue Parole. Le ripeto” . Così parlò di nuovo il bambino. E senza più considerare la sua presenza, tornò al “gioco”.
Si avvicinò a guardare. Avevano disposto gusci di un frutto che pendeva sulla sua testa da un albero dalla chioma all’apparenza infinita, come per una battaglia navale.
I gusci erano un po’ più grandi di quelli di una comune noce, rivestiti all' interno di una specie di muschio dall’odore forte. Lo inalava e si sentiva stordita…
Allora cominciò a ricordare, o forse era una visione diceva a se stessa. Guardava le piccole navi disposte in due schieramenti. Una fila compatta con vele di colore rosso innestate su un rametto al centro dell’imbarcazione. “ L’ albero di maestra” sorrise tra se.
E davanti due minacciosi schieramenti, paralleli, pronti a rompere le fila nemiche , con vele bianche e spine di rosa come rostri…
I rostri, l’arrembaggio, il fuoco, le camicie strappate per tamponare le ferite. Il Capitano che urlava... la frenesia del corpo a corpo..e qualcuno che rimaneva immobile a guardare il massacro… Dove era successo? Era successo?

“ E’ nel Gran Mare della Conoscenza che devi cercare” disse il più grande dei quattro “ la battaglia adesso si combatte lì”.



Muireann udì l’eco di un colpo di cannone, vide le piccole navi dalle vele bianche lanciare minuscoli semi contro le navi avversarie … e vide una nave colpita….



                                                            
#nessunoenessuno



William Stephen Coleman







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