Dannazione.Chissà quale Dio ha voluto che mi trovassi qui.
Una madre in apprensione per le mie bravate per le cattive compagnie, aveva spinto mio padre a prendermi per un orecchio e portarmi al distretto militare.
"Disciplina figliolo, disciplina!" mi ripeteva sempre.
Una madre in apprensione per le mie bravate per le cattive compagnie, aveva spinto mio padre a prendermi per un orecchio e portarmi al distretto militare.
"Disciplina figliolo, disciplina!" mi ripeteva sempre.
Non è mai bastata la sua mano pesante. Resistevo a quei colpi, tanto da provarci gusto.
La trasgressione consisteva nel farsi scoprire per ricevere la più dolorosa delle punizioni.
La strada mi ha dato tutto: perfetto e diligente nello studio e grandissimo "bastardo" nell'estorcere denaro a chi voleva una fetta di Paradiso.
Ero inarrivabile.
I miei occhi mi avevano dato il nome di Faccia D'Angelo, le donne si mettevano in mostra ogni volta che mi vedevano passeggiare per il quartiere, dopo la scuola.
"So che fai, ma stai rischiando grosso. Meglio che ne esci fuori, il "potere" ti distruggerà" mi diceva mio padre, mentre con forza mi teneva per un braccio.
Mio padre non parlava, sapeva il fatto suo ed era un abile osservatore.
Non gli erano passati inosservati la sera prima i lampeggianti delle auto blu e non era un caso che agenti in borghese, facendosi passare per venditori di enciclopedie, chiedevano informazioni.
Era arrivato il momento che Faccia d'Angelo uscisse di scena.
Ed ora mi trovo qui, in una cella maleodorante,buia e con i topi che dividono con me,il pasto. Sono le 2.23 del mattino a Manila, aspetto il Commissario di bordo che mi tiri fuori, dopo l'ennesima scazzottata per una filippina.
La trasgressione consisteva nel farsi scoprire per ricevere la più dolorosa delle punizioni.
La strada mi ha dato tutto: perfetto e diligente nello studio e grandissimo "bastardo" nell'estorcere denaro a chi voleva una fetta di Paradiso.
Ero inarrivabile.
I miei occhi mi avevano dato il nome di Faccia D'Angelo, le donne si mettevano in mostra ogni volta che mi vedevano passeggiare per il quartiere, dopo la scuola.
"So che fai, ma stai rischiando grosso. Meglio che ne esci fuori, il "potere" ti distruggerà" mi diceva mio padre, mentre con forza mi teneva per un braccio.
Mio padre non parlava, sapeva il fatto suo ed era un abile osservatore.
Non gli erano passati inosservati la sera prima i lampeggianti delle auto blu e non era un caso che agenti in borghese, facendosi passare per venditori di enciclopedie, chiedevano informazioni.
Era arrivato il momento che Faccia d'Angelo uscisse di scena.
Ed ora mi trovo qui, in una cella maleodorante,buia e con i topi che dividono con me,il pasto. Sono le 2.23 del mattino a Manila, aspetto il Commissario di bordo che mi tiri fuori, dopo l'ennesima scazzottata per una filippina.
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