La parrucca nera lunga era lì, sulla testa che il venditore le aveva voluto regalare quando l’aveva comprata “Per tenerla in ordine”, le aveva detto con un sorriso malizioso, “il liscio va curato…” aveva aggiunto ammiccando e lanciando un’occhiata allusiva agli stretti pantaloni di pelle nera che Leontine aveva appena finito di tirare su.
Il negozio le era stato raccomandato da una delle ballerine che si esibivano con lei nel localino per soli uomini dove ultimamente si era dovuta adattare a fare qualche serata dopo che era stata licenziata dal Caffè in cui lavorava come cameriera quando i clienti avevano decretato che
l’attrazione era lei e questo non andava bene a qualcuno.
La moglie del proprietario, un’ambiziosa provinciale con smanie di scalata sociale, non poteva tollerare che gli avventori conoscessero il bar per la sensualità della cameriera invece che per l’antico nome di famiglia del marito che lei aveva voluto sposare a tutti i costi, ricorrendo al vecchio inganno di simulare una gravidanza per affrettare nozze non volute.
E così, lavorando di sponda, aveva indotto l’uomo a licenziare Leontine.
Leontine per qualche giorno era rimasta chiusa in casa piombando nella disperazione più nera, poi, uscendo per andare a fare un pò di rifornimenti aveva incontrato una ragazza che riconobbe come la bella infermiera della clinica dove era stata operata e l’aveva chiamata, così, d’impulso .
“Sandrine, sei Sandrine vero?”, la ragazza si fermò sorpresa e strinse gli occhi per mettere a fuoco la figura dalle lunghe gambe che le stava venendo incontro.
“Si...sono Sandrine, e tu....sei...?”
Leontine sorrise e le disse: “La Clinica Bonhereux...il Professor Duprè...la tua complice” e qui le strizzò l’occhio.
Sandrine aprì la bocca in un “Ohhh” di meraviglia e la abbracciò dicendole: “Sei uno splendore” “Anche tu” osservò Leontine, notando gli abiti e i gioielli e un seno decisamente più generoso rispetto ai tempi in cui l’aveva incontrata la prima volta.
A quel tempo Sandrine aveva due piccoli seni che scomparivano sotto la divisa da infermiera e ogni volta che si chinava quello che si intravedeva erano due bottoncini rosa,come due lamponi. Spesso segnati da grossi lividi che Sandrine si ingegnava a nascondere col fondotinta, finché una sera Leontine, mentre le si era avvicinata per sistemare la flebo, le posò una mano sul braccio e le chiese con dolcezza: “Cosa sono quei lividi?”. Sandrine arrossì e poi disse , “Nulla…” e Leontine :”Non mentire piccola mia, conosco i segni lasciati da una bocca di amante”. Allora Sandrine rise nervosamente e le disse a bassa voce “Il professor Duprè ha una bocca vorace...è un gran buongustaio” e qui rise apertamente e con complicità. Leontine le mise una mano sui fianchi e disse “Non potrebbe essere il contrario con una puledra come te”. Sandrine rimase sconcertata da quel gesto così “virile” fatto da una bellissima donna che era li a farsi un seno da concorso di bellezza ...Leontine vedendo lo sconcerto sul volto della ragazza disse “Confidenza per confidenza, vieni qui…” e le piegò la testa verso la sua bocca cominciando a sussurrarle all'orecchio qualcosa, ma in quel momento entrò il Professore che vedendole vicine, con aria severa invitò Sandrine ad allontanarsi e Leontine vide chiaramente che mentre lei gli passava accanto, lui furtivo ma rapido le aveva preso uno di quei piccoli bottoni tra due dita torcendolo con rabbia. Sandrine usci di corsa con due grosse lacrime di dolore che le scendevano sulle guance...
Sandrine si riscosse e la riconobbe…”Cosa fai tu qui?” Le chiese sorridendo allegramente “Dai andiamo a prendere un caffè. Raccontami tutto”. e mentre parlava la prese sotto braccio e la guidò verso un piccolo bistrot accanto dove si sedettero ad un tavolino nascosto da un paravento con intarsi di legno e particolari in lacca rossa che sul momento non attrassero l’attenzione di Leontine, ma che le sarebbero tornati alla mente successivamente...
Il caffè arrivò subito servito in piccole tazze di porcellana di Sévres accompagnato da cioccolata amara e panna freschissima. I camerieri sembrava conoscessero bene sandrine e solerti le servirono per poi ritirarsi discreti.
Sandrine immerse il dito golosa nella panna e lo portò alla bocca continuando a tenerlo dentro mentre con gli occhi interrogava Leontine, la quale versava pensierosa il caffè.
“Sandrine, sei molto cambiata” cominciò a dire “Si,si…” la interruppe Sandrine “Il Professore è stato molto generoso, quasi quanto io con lui” e rise di gusto. “Sei la sua amante?” , le chiese Leontine curiosa…”Oh no , hai davanti Madame Duprè!” Leontine sgranò gli occhi e rimase in silenzio “Dopo che sei stata dimessa dalla Clinica, io ed altre infermiere siamo state licenziate per una riduzione del personale. Avevo conosciuto il marito di una paziente. Aveva un locale di spogliarello e lap dance. Quando la moglie uscì dalla Bonhereux lui mi diede il suo indirizzo e mi disse che se mai avessi avuto voglia di entrare nel mondo dello spettacolo, o se avessi avuto... bisogno…” “E tu lo hai avuto, vero?” aggiunse Leontine “Si, e lui mi prese a lavorare nel locale. Dovevo intrattenere gli ospiti. Poi da li al palo il passo fu breve e dal palo ai bagni del locale il passo fu brevissimo” ,concluse Sandrine con voce fievole…”Come sei finita col Professor Duprè?” domandò Leontine tra il curioso e il preoccupato ”Una sera il Professore venne al locale. Io lo vidi mentre mi esibivo , lui non mi riconobbe perchè indossavo una mascherina. Finito il mio numero mi avvicinai, e mi misi seduta sulle sue gambe, avevo il seno all’altezza della sua bocca e lui mi strappò i copricapezzoli con i denti e si tuffò sui capezzoli succhiando accanitamente. Lo lasciai fare perchè sapevo cosa voleva e poi quando fu sazio, mi inginocchiai e finii il lavoro davanti a tutti meritando un sonoro applauso e un sorriso riconoscente dell’Illustre chirurgo” e scoppiò a ridere nervosamente. “Quella sera non ridevo." continuò cambiando il tono della voce, "Prima di lui avevo dovuto piegarmi ad altri cinque uomini in quel sordido bagno tra odore di urina e piastrelle piene di disegni osceni, impregnate di ogni cosa. Qualche sera dopo arrivando in camerino trovai una rosa rossa e un biglietto. Mentre leggevo mi accorsi di non essere sola, sulla vecchia sedia che usavo per il mio numero Burlesque era seduto il professore con i pantaloni abbassati in uno stato di beatitudine estrema” Leontine intervenne ridendo: ”Si accontenta di poco il professore, si appaga nudo su una sedia...“ Sandrine sorrise maliziosa “No no, al contrario, è esigente...la sedia era “modificata”, una mia idea per rendere lo spettacolo più coinvolgente. Le avevo fatto applicare dagli attrezzisti del locale un fallo di gomma proprio al centro. Io simulavo durante lo spettacolo...lui invece era saldamente seduto sulla sedia senza la minima intenzione di alzarsi anzi, si dimenava come su un cavalluccio a dondolo. Andai a sedermi su di lui come lui era seduto sulla sedia...e fu li che si innamorò follemente di me chiedendomi di sposarlo. Dissi un SI così acuto e prolungato che si sentì in tutto il locale”, e qui risero, complici, entrambe.
“Dopo le nozze mio marito scoprì che i miei seni non gli bastavano più e mi regalo questi che vedi e altro ancora” concluse scoprendo due seni grandi, innaturali su un corpo cosi minuto, ma eccitanti.
Leontine sospirò e si appoggiò allo schienale chiudendo gli occhi “Sei stata nel bisogno in cui sono io ora” le disse “Sandrine, non ho un lavoro, sto per essere mandata via di casa e per pagare l’affitto devo piegarmi a soddisfare il marito della proprietaria “ Sandrine si chinò verso di lei e le disse: ”Fatti bella,e vai a questo indirizzo a nome mio. Mi ha portato fortuna. Ne porterà anche a te. I bagni sono osceni, ma un passaggio in quell’ Inferno ti apre a molto..” le disse strizzandole l’occhio.
Leontine si decise a finire il caffè mentre Sandrine si riabbottonava e si alzava pronta ad andare via. “Grazie Sandrine, terrò a mente il tuo suggerimento.” e così dicendo le baciò la bocca sfiorandola prima, poi sempre più a fondo finchè non si ritrovarono una sopra l’altra con grande sorpresa di Sandrine, estasiata…
Si lasciarono senza dirsi nulla, e Leontine si ritrovò in mezzo alla strada rigirando in mano il biglietto da visita del locale. Decise di andare subito e si avviò a passi veloci verso la fermata del Metrò. Durante il viaggio valutava tra se e se le possibilità che aveva di essere assunta “In fondo il fisico tiene”, rise silenziosamente. Era arrivata ben prima dell’orario di apertura del locale, ma suonò ugualmente. Le aprì un uomo sulla cinquantina, barba folta, un profumo forte ma non sgradevole e un sigaro tra le dita. “Posso aiutarLa, Mademoiselle?” “ Bonsoir, cerco MonsieurLalique” .
“Ma Lei è fortunatissima”, rispose l’uomo sorridendo apertamente e , con un inchino appena accennato, si fece da parte invitandola ad entrare e nel contempo le prese la mano e accennò a baciarla, senza sfiorare, come un gentiluomo d’altri tempi. Richiuse la pesante porta blindata e le disse: ”Monsieur Lalique sono io. Perchè mi cerca?” .
“Ho bisogno di lavorare” disse Leontine tutto d’un fiato, dimenticando i discorsi pieni di dignità che si era preparata durante il tragitto.
“Lo vedo..” le rispose osservandola Lalique, “Lo dicono le Sue scarpe, i Suoi pantaloni, quella maglietta …” Leontine arrossì perchè aveva notato che sotto un’arco che conduceva all’ interno del locale, erano spuntate teste curiose dal nero fondo di una elaboratissima tenda di velluto. “Allora, ragazze!“ esordì Lalique “Cosa guardate? Presto Colette, porta questa bellezza in camerino e preparala”. Poi si voltò e le chiese: "Come si chiama, Mademoiselle?“ ."Leonarda, ma tutti mi chiamano Leontine” , rispose col cuore che le batteva forte.
“Che sia Leontine,hai l’aria di una leonessa. Mi permetti di essere confidenziale, vero?" disse Lalique prendendo tra le mani una ciocca dei folti capelli castani scomposti, che scendevano in mille ricci sulle spalle di Leontine."Certamente Monsieur, io per Lei sono Leontine e basta" disse , intimamente grata per quella possibilità che le veniva concessa. "E io per te sono Lou...", replicò Lalique lasciando andare il ricciolo e guardandola intensamente.
In quel momento Leontine notò il particolare di un tatuaggio sul collo dell'uomo, ma fu distratta dalla mano dalle unghie lunghissime che la prendeva per una spalla e la indirizzava verso la tenda nera. Era una delle ragazze del locale.
Colette guidò Leontine in camerino e le diede da indossare della lingerie provocante, un burro per ungere il corpo e quando fu pronta la condusse sul bancone dove la aspettava un palo da lap dance illuminato da un occhio di bue. Intorno il buio e un blues accattivante che si diffondeva per tutto il piccolo, scadente locale…
#nessunoenessuno
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