sabato 7 marzo 2015

Quattro Ragazzi

Era una notte fredda a largo della laguna.
La fonda porta le navi ad isolarsi in rigoroso silenzio, affidandosi all'ancora che, con le sue unghie, addenta il fondale limaccioso, alla ricerca di una roccia, un appiglio.
Il barcarizzo si lamentava col suo cigolio ad ogni ondata che arrivava.
Gli uomini alla guardia, erano svogliati e infreddoliti.
Bevendo rhum caldo e fumando le ultime scorte di tabacco, raccontavano le loro avventure, le loro risse in qualche bordello e vagheggiavano di donne lontane, piccoli trofei che segnavano il loro passaggio.

Una barca di servizio si avvicinava illuminando il corpo di guardia con un faro, a voler risvegliare dal torpore quegli uomini.
La barca si ormeggiò a malapena al barcollante barcarizzo.
La voce rozza e massiccia del conduttore urlava a gran voce di uscire dalla barca. Uscirono fuori quattro giovani in divisa: erano bagnati e, a testa bassa, percorrevano le scale del barcarizzo velocemente.
Dalla piccola imbarcazione, si affacciò il conduttore: un uomo grosso dalla folta chioma riccia e barba incolta.
"Carne fresca! Cucinateli per bene,mi raccomando!" urlò mentre andava via a folle velocità cavalcando le onde che sopraggiungevano.
I due al corpo di guardia iniziarono a ridere sguaiatamente alla battuta del barbuto navigante: l'arrivo di quei giovani impauriti aveva dato un senso a quella fredda notte.
Il più giovane della guardia si mise in piedi, e prendendo un vecchio registro usato come brogliaccio disse alzando un sopracciglio: "Bene, bene. Benvenuti a bordo, benvenuti all'Inferno!".
L'altro, il più anziano, si sistemò meglio su una cesta di cima in canapa usata come sgabello, incrociando le braccia mentre osservava quei quattro ragazzi. Si divertiva, perchè amava cogliere la paura nei loro sguardi. Cercava un dettaglio che potesse farli cadere ancor di più nello sconforto, dovevano pentirsi di esser lì, seppur mandati per ordine.
Le loro divise nuove, i volti puliti e privi di barba, gli ricordavano i suoi inizi.
Si alzò di scatto facendo sussultare i quattro malcapitati, mentre il suo giovane collega ridacchiava dietro al banchetto : "Capo! Pronti a registrare i nuovi imbarcati!", urlò il più giovane, aumentando ancor di più la tensione, tanto da far dimenticare il freddo e l'acqua presa sui loro camisacci.
Il capo annuì facendo cenno di iniziò a scrivere sul brogliaccio.
I giovani, d’istinto, si misero allineati e sull’attenti. Il Capo passò in rassegna lentamente finchè individuò la sua preda, fermandosi di scatto. Il ragazzo era pallido e tremante per la paura, aveva gli occhi bassi e a stento riusciva a mantenere la posizione marziale. “Ragazzo, questo è modo di stare sull’attenti davanti a un superiore?” esordì il Capo con voce possente, serrando la distanza. Con due dita tirò su il mento del malcapitato proseguendo :”Sguardo alto ragazzo! Devi guardare in faccia chi ti sta davanti! Dovrei compilare un rapporto disciplinare lungo quanto la tua altezza, capito!?”
C’era silenzio,il marinaio dietro al banchino smise di ridacchiare, quelle parole avevano toccato anche lui. Gli altri tre ragazzi s’impettirono e alzarono lo sguardo, per non esser ripresi anche loro.
“Signori, come detto dal collega, benvenuti a bordo. Qui scordatevi l’addestramento, scordatevi di stare fermi e, soprattutto, di restare sulla terra ferma!” tuonò il sottufficiale,:”Siete stati mandati qui per completare l’ingranaggio. Imparerete subito i ritmi di bordo. Finchè resterete qui, sarete condannati a non fermarvi mai, il Tempo sarà vostro nemico: non vi basterà mai per riposarvi!”, concluse ridendo diabolicamente.
A quelle parole, i quattro giovani, deglutirono pesantemente; il timore di ciò che li aspettava, aveva prosciugato la saliva nelle loro bocche.
Da lontano, si sentiva un tintinnio di chiavi. Man mano che aumentava, la figura di una persona prendeva forma, avvicinandosi al corpo di guardia:
era il Pennese.
Portava una divisa di servizio sbiadita e mal indossata, alla cintola un vecchio moschettone arrugginito pieno di chiavi. Questo gli conferiva il nominativo di “Carceriere”.
Mentre si avvicinava sbraitava e imprecava, nel tentativo di far uscire qualche goccia di whisky dalla fiaschetta di latta che portava sempre con se :”Dannate reclute!” iniziò, agitando davanti al capo guardia la fiaschetta. “Arrivano sempre fuori orario e uno non può manco pensare alla propria donna lontana.” riprese portandosi la mano sulla patta dei pantaloni.
Il capo guardia fece cenno all’altro di guardia di passare al pennese, gli ultimi sorsi di rhum rimasti. “Oneri e onori, caro Carceriere” gli disse porgendogli la bottiglia, poi riprese “Su, adesso portati via queste quattro carcasse! Tra meno di quattro ore si salpa!”.
Il Carceriere ghignò a quelle parole, annuí e iniziò ad incamminarsi facendo cenno con la mano di seguirlo :" Siete fortunati, Signori. Proprio oggi,si son liberate quattro brande, i "vecchi" proprietari avevano lo scolo!".
Inorridirono i quattro ragazzi nel sentire quelle parole, mentre il Carceriere rideva divertito: l'eco della sua risata rimbombava per le fredde e gelide paratie.
Giunsero giù, nel grande alloggio. Era semi buio, illuminato a stento da luci blu, molte delle quali malfunzionanti. Si sentivano mormorii, risatine che accompagnavano il loro passaggio per lo stretto corridoio che dava alle loro brande.
Si fermarono, il Carceriere accese il suo Zippo, agitando la fiamma avanti ai ragazzi :"Siete giunti nella vostra dimora, Signori." concluse sghignazzando ancora prima di sparire nell'oscurità.
I ragazzi si strinsero facendo cerchio. Nonostante l'oscurità, riuscivano a leggersi negli occhi, un gesto d'intesa e poi ognuno sulla propria branda.
Non riuscirono a riposare pensando cosa li aspettava.
Mancava poco ormai,l'alba era vicina, l'inizio del loro Inferno...

#nessunoenessuno



tutti i diritti sono riservati.

Nessun commento:

Posta un commento