martedì 3 novembre 2015

Nostromo






"Vira a salpare!" gridava forte il Nostromo.
La sua voce sfidava il forte vento di maestrale, tanto da rimbombare fino in plancia.
Simone, figlio di pescatore e marinaio nell'indole, guardava con meraviglia quella manovra: lentamente le maglie in ferro salivano su: il rumore del ferro che batte sul ferro con ritmo

lento, quasi ipnotico, aveva rapito il ragazzo.
La sezione di prora era piena di nocchieri indaffarati a sistemare e pulire la coperta dal fango portato su dalla catena. D'un tratto si udì la voce del Nostromo :"Ehi tu!!! Biondino, datti una mossa! Questo non è uno spettacolo, forza! Prendi un frattazzo e pulisci come tutti gli altri se non vuoi diventare cibo per pescecani!!". Il giovane osservatore rabbrividì a queste parole e si mise subito al lavoro.
Al Nostromo non sfuggiva nulla. Con l'esperienza, era diventato un abile osservatore seppur con un occhio solo, "regalo" dell'uomo di una donna che stava corteggiando in un locale del porto in una città di chissà dove e della quale voleva dimenticare perfino il nome. Della città e della donna...
Di lui tutti temevano: si diceva in giro che perfino il Comandante, considerato un Dio a bordo, avesse paura di misurarsi con lui. Ma erano solo voci che alimentavano e ingigantivano il mito.
In verità si sentiva dannato per aver stretto un patto con la nave e solo quando l'ancora avesse lasciato il fondo avrebbe potuto trovar sollievo.
Intanto la catena continuava a salire a bordo. Il Nostromo si rese conto che era arrivato il momento di arrestare la risalita: un ultimo tiro alla pipa in noce e, alzando il pugno della mano destra, ordinò l'arresto dell'argano.
In quell'attimo tutti si immobilizzarono. Ci fu silenzio.
Simone, a vedere quell'istante, si sentì agitato e nello stesso tempo eccitato per quel gesto: aveva fermato il Tempo.
Con il pugno alzato, il Nostromo diede uno sguardo fuoribordo. La catena filava dritta e tesa, incastonata nell'acqua come una spada nella roccia.
A gran voce,si rivolto verso il ponte di comando e gridò :"Ancora a picco corto!!!" e, senza aspettare risposta, ordinò all'operatore all'argano con voce possente :"Vira a salpare, dannato!!".
Mancava poco e la nave sarebbe stata libera dal peso che la teneva legata al fondo, e così il peso che opprimeva il Nostromo ogni volta che la nave restava legata alla terraferma.
Un ultimo urlo, liberatorio, rivolto al comando affacciato sull'aletta di plancia: "L'ancora ha lasciato, Comandante!! Prora libera!!!", seguito da un lungo e vibrante fischio ad annunciare il "prora libera".
L'ancora fuoriuscì dall'acqua portando con sè detriti e fango, per poi adagiarsi in cubia prima di essere lavata con abbondante acqua dolce.I nocchieri l'assicurarono con bozze in ferro, stringendo forte gli arridatoi, tanto da deviare il corso della catena in coperta.
Seppur tronfio per aver mollato il fondale marino, il Nostromo, mantenne il suo atteggiamento duro che lo connotava.
"Rassettate per bene la coperta,figli di cagne malate!!! O volete assaggiare la fibbia!?" concluse sfilandosi la cinta dalle braghe.
Oramai Simone si era abituato a quel tono, a quella rudezza tipica di chi era stato morso dal mare. Uno sguardo al cielo: era nuvoloso ma un fascio di luce riusciva ad oltrepassare le nubi. La luce giungeva fino a illuminare parte della prora. Simone notò, con stupore, che ricadeva su una figura appoggiata ad una bitta e si apprestava ad impiombare un cavo d'ormeggio. Era diverso da gli altri: aveva il viso pallido e lo sguardo spento. I suoi occhi erano blu come il mare d'inverno,sul collo una stella tatuata.
"Può essere lui?",  sussultò Simone….


#nessunoenessuno


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